La Chiesa di San Giovenale a Cascia (Reggello)

Pievi ed Opere d'arte Valdarno Fiorentino

La chiesa intitolata a San Giovenale Vescovo Santo di Narni, è di dimensioni modeste ed appartenente al plebato di Cascia. Immagine123In Toscana è questa l’unica chiesa dedicata fino dall’antichità a San Giovenale, posta sull’antica strada prima etrusca e poi romana consolare che connetteva Fiesole e poi Firenze con Arezzo. Sorge a 285 metri sul livello del mare ad oriente della chiesa madre. E’ documentata  dal 1052 quando fu ammansata (cioè data in affitto) dal Vescovo Jacopo Bavaro, insieme ad alcuni poderi, all’abbazia di S.Bartolomeo di Fiesole. Collocata in prossimità di un insediamento con “casa da lavoratore“ e con la splendida “casa da padrone” che Simone di Vanni, nipote di Michele Castellani che possedeva a San Giovenale un podere, fece costruire nel quattrocento presso la chiesa omonima. Così tale casa è descritta nella denuncia del Catasto che Iacopo fece per il fratello Simone che si trovava ad Avignone nel 1427. Immagine124“Uno podere con casa da Signore e da lavoratore, forno ed aia posta nel popolo di S. Giovenale di staiora 80 tra vigne, boschi e terre lavoratie”.  Sembra comunque che l’edificio in seguito sia stato ristrutturato nel Seicento dai Carnesecchi. La zona dove si trova la chiesa confina col Casentino, feudo incontrastato dei Conti Guidi, una famiglia laterale dei quali possedeva anche il vicino Castello di Soffena. Su molti di questi territori esercitarono potere feudale fin quasi a tutto il secolo XIII i Pazzi del Valdarno. Per tutto il 1200 il territorio di Casia si trovò ad essere zona di confine tra l’espansione di Firenze nel contado e la resistenza dei feudatari, in particolare dei Guidi, Dei Pazzi e degli Ubertini. Ebbe quindi a subire continue incursioni di vari eserciti e le lotte tra guelfi e ghibellini vi causarono cruenti scontri. La situazione andò tanto deteriorandosi nei primi decenni del Trecento che i Canonici della cattedrale di Fiesole non poterono più permettersi di mantenere un rettore a San Giovenale per cui all’inizio del secolo l’affidarono al rettore di San Tommaso ad Ostina. Le cose migliorarono dopo la definitiva resa di Arezzo a Firenze nel 1384. Da allora le famiglie magnatizie fiorentine cominciarono ad acquisire proprietà nel plebato di Cascia e, a San Giovenale, due furono le famiglie che detennero i maggiori valori immobiliari i Castellani ed i Carnesecchi che erano già residenti e originarie del luogo. Nel 1422, la chiesa di San Giovenale fu annessa direttamente a quella di San Tommè ad Ostina e gli abitanti del luogo facevano pertanto parte del popolo di San Tommè. All’interno della chiesa Tommaso Cassai, meglio conosciuto come Masaccio, dipinse un pregevole trittico con Madonna e Santi per l’altare, su commissione della famiglia Castellani, che ne aveva anche il patrocinio, conservato dal 1961, anno del suo riconoscimento da parte di Luciano Berti, in un museo accanto alla Pieve di San Pietro.Immagine125 Il dipinto, datato 23 aprile 1422, è considerato una delle prime opere dell’artista L’edificio attuale conserva solo parzialmente la struttura originaria modificata nei secoli a partire dal XIII secolo. La tessitura muraria sul lato nord è paragonabile ai paramenti tipici del secolo XI  ed evidenziano una ottima qualità costruttiva. La chiesa orientata est – ovest  misura 15 m di lunghezza per 7,20 di larghezza. Presenta un singolare motivo di doppio porticato, infatti nel 1862, come testimonia un’epigrafe sul lato ovest, venne invertito l’orientamento dell’edificio – per volere del rettore Alfonso Battisti – con la costruzione di un piccolo porticato su due colonne in stile neoclassico.  La chiesa è stata riportata solo dopo il recente restauro al suo orientamento originale ma tuttavia sono andati perduti l’abside e la sua struttura originaria.

 

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