La Pieve di San Pietro a Gropina

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Cominciamo dal nome: si fa derivare dall’etrusco “Krupina o Kràupana” che significherebbe abitato, borgo, popolo.Immagine83La più antica menzione documentale di Gropina si ha in un documento del 780 che riporta una donazione fatta da Carlo Magno all’Abbazia di Nonantola. La pieve appartenne a quella abbazia fino al 1191 quando Enrico VI° la concesse  a Guido di Modigliana Conte del Casentino. Ci sono dubbi sul primo documento ma non ve ne sono nel fatto che nelle fondamenta dell’attuale chiesa siano state trovate altre fondamenta di due chiese precedenti, la più piccola risalente certamente al periodo longobardo del 600/700 d.c. , quando questi luoghi erano passati sotto il dominio di questo popolo che aveva invaso l’Italia.Immagine84 In effetti la chiesa che ora vediamo risale alla prima metà del XII° ed i primi decenni del  XIII° secolo ed è appunto la terza costruita in situ. La zona, negli anni dopo il mille apparteneva agli Ubertini che signoreggiavano poderi e castelli. Gropina era stretta fra la Badia di Soffena a nord e la Badia di Santa Trinita in Alfiano ad est. Nonostante ciò piano piano divenne molto potente e, grazie a ripetute donazioni ed acquisizioni durate secoli, riuscì ad amministrare un notevole patrimonio tanto che nel periodo del rinascimento fu una Commenda molto ricercata. E’ noto che Lorenzo il Mgnifico la destinò al poeta ed amico Angelo Poliziano ed alla di lui morte passò al figlio di Lorenzo che divenne papa con il nome di Leone X°. A quel tempo la chiesa aveva 25 chiese suffraganee ed amministrava molti beni attraverso la fattoria del Colombaio, posta a cavallo della “Setteponti”. Leone X° la conferì al Capitolo Metropolitano di Firenze, nella proprietà del quale rimase fino alla soppressione dello stesso Capitolo voluta da Leopoldo II°. La chiesa si presenta con una severa facciata con poche aperture. Immagine85Vi spicca lo stemma medici sormontato dalla tiara papale e con la data del 1522. L’angelo ed il cherubino scolpiti sull’architrave del portale raffigurano il sigillo dell’anello dei canonici fiorentini. L’interno, alto e slanciato, porta una copertura a capriate ed è scandito dalla doppia fila di possenti colonne, nelle ultime due campate laterali ci sono volte a crocera. Ammirabili sono i capitelli scolpiti con sculture di derivazione dell’italia del nord. Eccezionale è il pulpito o ambone, molto originale, che è di evidente gusto longobardo nelle decorazioni e nei simboli. Al termine della navata centrale è collocata l’unica abside che colpisce per il gioco elegantissimo della luce che nasce dal doppio colonnato e dalle monofore. Anche all’esterno la parte absidale è un mirabile ricamo. Originale è pure il campanile che risente del gusto goticheggiante che si stava diffondendo. Le campane portano la data del 1153  e del 1317. Nel lato destro dell’interno una scala conduce agli scavi del sottosuolo dove sono visibili i basamenti delle chiese precedenti.Immagine86

 

 

 

Le tre chiese in un disegno della Sovrintendenza ai Monumenti di Arezzo