La Villa Gaeta a Moncioni

In Valdarno Ville e Giardini Ville e Giardini Montevarchi

L’attuale villa Gaeta è il frutto di numerose ristrutturazioni che si sono succedute dal XVII secolo. Numerosi sono state le famiglie che si sono succedute nella proprietà con una particolarità. La villa passava di proprietà nella linea femminile e quindi, cambiando nome, dalla famiglia dei medici Pieri di Montevarchi passava agli Agnolesi, il cui capostipite era giudice e si fece inumare sotto l’altare della cappella che aveva fatto costruire in precedenza: il piccolo Oratorio intitolato a Santa Maria della Purità in stile Luigi XVI.  Da questi ai Nespoli per giungere alla metà dell’Ottocento a Giuseppe Gaeta. Si deve a lui la sopraelevazione di un piano della villa e l’ampiamento che ingloba l’Oratorio, oltre alla costruzione delle scuderie poi riutilizzate come frantoio ed alla organizzazione del parterre posteriore che vede l’inserimento di un ninfeo e di alcune fontane. Gaeta è l’avvocato di Bettino Ricasoli e anche un intellettuale che nel clima fiorentino dei Georgofili sperimenta nuovi tipi di culture.

Il parco nasce appunto da un’intuizione ecologica dell’Avv. Gaeta, che nella sua monografia: “ Conifere” del 1893 spiega: «Appassionatissimo per le piante, ma privo di studi botanici e forestali (essendo di gran lunga diversi quelli preparatori od attinenti alla mia professione), privo anche di pratica, incominciai circa 40 anni or sono a far piantare alcune conifere di specie non comuni intorno alla mia villa del Poggiolo. Adatta mi parve quella località a simili piante essendo esposta nella maggior parte a settentrione e ad una altezza da 509 a 564 metri sul livello del mare, cioè al limite superiore della zona della vite e dell’olivo ed in piena regione del castagno. Anche la natura del terreno siliceo-micaceo, sciolto e leggero, sembravami dovesse favorire lo sviluppo della maggior parte delle piante resinose e ciò mi veniva confermato nel vedervi, più qui e più là, talune piante di Abeto, di Cipresso e di Pino in uno stato di vegetazione abbastanza florido e soddisfacente…» . Alla morte dell’avvocato Gaeta, avvenuta nel 1900, l’unica figlia di nome Marianna sposata Monaci non mantenne le speranze di cura del padre nei confronti del “Pinetum”.

La famiglia Monaci fece vivacchiare il parco ed alla fine degli anni 60 il Pinetum versava in uno stato di totale degrado e abbandono: alcune specie indigene erano diventate invadenti e mettevano a rischio la sopravvivenza degli alberi più rari, la viabilità interna era praticamente sparita, delle 169 specie impiantate da Giuseppe Gaeta ne erano rimaste solo 35. Da allora si sono susseguiti numerosi interventi di recupero che hanno restituito solo in parte l’antico splendore. Per far capire l’importanza naturalistica di questo luogo, basta ricordare che la sua pianta più famosa, l’abete di Douglas o duglasia costiera (Pseudotsuga menziesii) o anche Pino dell’Oregon una conifera sempreverde diffusa soprattutto nelle regioni costiere del Nord America e della California) venne importata verso la metà dell’800 dall’Avvocato Gaeta per la prima volta proprio qui al Pinetum. Intorno al 1880, quando si constatò che questa pianta viveva bene nell’habitat del territorio, fu deciso la sua collocazione anche a Vallombrosa, dando vita agli Arboreti Sperimentali che rappresentano oggi una delle collezioni dendrologiche più importanti del nostro Paese.

Una particolare e profonda azione di ristrutturazione e di risanamento, sia in esterni che in interni alla villa, viene condotta in questi ultimi anni dall’attuale proprietario, l’architetto Bruno Boretti che, con opera veramente filologica, sta riscoprendo fra l’altro le vecchie decorazioni seicentesche e settecentesche che erano state coperte da aggiunte posteriori di intonaci e parati.

 

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