LE LEGGENDE DELLE DOLOMITI: La leggenda di Re Laurino

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Le montagne sono sempre state il luogo ideale per le leggende e le Dolomiti, che fra le montagne sono le più belle, con il loro fascino e la loro struggente e misteriosa bellezza hanno sempre ispirato poeti, scrittori, personaggi di cultura ma soprattutto la fantasia popolare che ha dato vita ad una serie di fantasie e di miti, che rendono ancora più affascinanti queste montagne che sono il vanto della nostra Italia. Le leggende costituiscono una delle più sane ricchezze della letteratura e in esse confluiscono e si fondono storia, fantasia, passione, fede di un popolo in cui ambienti e personaggi pur cogliendo l’essenziale, danno vita a momenti di una potente forza rappresentativa che fanno delle leggende dolomitiche un qualcosa di unico e molto pregevole. È fuori dubbio che le leggende sono ancorate e rivelano antiche verità, credenze e convinzioni storiche, interpretate forse a suo modo dalla fantasia di un popolo che ha vissuto quella storia, raccontandola e tramandandola alle generazioni seguenti. La storia del bell’alpino, portata con successo anche al Festival di Sanremo nel 1956, che a Pieve di Cadore complice un fiorellino rosso sui capelli della bella si innamora perdutamente di una montanara che poi sposa , e le storie più antiche dei Nani che filano i raggi di luna per rivestirne le montagne scure e trasformarle nei Monti Pallidi, il roseto pietrificato sul Catinaccio dall’incantesimo di Re Laurino, l’arcobaleno frantumato e affondato nel lago di Carezza dal Mago deluso di non aver conquistato il cuore della bella Ondina, sono temi fiabeschi suggeriti dalla fantasia popolare da alcuni degli aspetti più singolari della natura dolomitica. Di tutte queste vecchie e nuove storie è ispiratrice la natura di queste belle montagne: principesse e maghi, alpini e montanare, pastori, spiriti della montagna, fanciulle innamorate e streghe malefiche, gnomi come quelli del Regno di Fanes, traggono la vita da quei boschi, da quelle acque, da quelle guglie slanciate che caratterizzano le montagne più belle del mondo. Da un po’ di tempo su ogni numero del nostro giornalino viene pubblicata una leggenda dolomitica e in questo numero viene riportata, ripresa dal sito www.bolzano.net la leggenda di Re Laurino, forse la più famosa e la più bella, che spiega il fenomeno della Enrosadira (arrosamento) di cui le Dolomiti, per la loro struttura chimica e geologica sono famose e conosciute in tutto il mondo e da poco diventate “Proprietà dell’Umanità”. Una delle più suggestive leggende delle Dolomiti, spiega perché queste montagne, al tramonto si tingono di rosa. Secondo questa leggenda, sul Catinaccio, laddove oggi si intravvede fino a primavera inoltrata una grande chiazza di neve racchiusa in una sorta di catino, si adagiava una volta il giardino di rose di Re Laurino. Ecco perché in tedesco il Catinaccio si chiama Rosengarten, cioè Giardino delle Rose appunto. Re Laurino regnava su un popolo di nani che scavava nelle viscere della montagna alla ricerca di cristalli, argento ed oro e possedeva altresì due armi magiche: una cintura che gli forniva una forza pari a quella di 12 uomini ed una cappa che lo rendeva invisibile. Un giorno il re dell’Adige decise di maritare la bellissima figlia Similde e per questo motivo invitò tutti i nobili del circondario ad una gita di maggio, tutti tranne Re Laurino. Questi decise allora di partecipare comunque, ma come ospite invisibile. Quando sul campo del torneo cavalleresco ebbe modo di vedere Similde, colpito dalla sua stupenda figura, se ne innamorò all’istante, la caricò in groppa al suo cavallo e fuggì a spron battuto. I combattenti si lanciarono subito all’inseguimento per riportare indietro Similde, schierandosi in breve davanti al Giardino delle Rose. Re Laurino allora indossò la cintura, che gli dava la forza di dodici uomini e si gettò nella lotta. Quando si rese conto che nonostante tutto stava per soccombere, indossò la cappa e si mise a saltellare qua e là nel giardino, convinto di non essere visto. Ma i cavalieri riuscirono ad individuarlo osservando il movimento delle rose sotto le quali Laurino cercava di nascondersi. Lo afferrarono, tagliarono la cintura magica e lo imprigionarono. Laurino irritato per il destino avverso, si girò verso il Rosengarten, che lo aveva tradito e gli lanciò una maledizione: né di giorno, né di notte alcun occhio umano avrebbe potuto più ammirarlo. Laurino però dimenticò il tramonto e così da allora accade che il Catinaccio, sia al tramonto sia all’alba, si colori come un giardino di ineguagliabile bellezza. 

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