Ponte “sine nomine” sotto Chiassaia, nella antica via da Loro Ciuffenna.

Loro Ciuffenna Terre Alte Valdarno

Loro Ciuffenna è sempre stata la capitale della nostra montagna e da Loro partiva  un fascio di collegamenti    per tutti gli insediamenti montani .Per capire questa viabilità si deve tenere presente l’esistenza  di un sistema viario basato però  su piccole strade montane, le quali  unendo da un estremo all’altro la catena montuosa e collegando i centri più grossi, toccava anche tutti i vari insediamenti minori, transitando sui versanti sia a mezza costa che sul crinale, fino a scendere a volte lungo i fiumi per gli attraversamenti di versante. Si trattava per lo più di strade praticate per l’attività economica principale, cioè la pastorizia e quindi , di riflesso anche  percorsi di transumanza frequentati da pastori e in una certa misura anche  da mercanti; non dimentichiamo che la montagna è stata un centro pulsante di  vita e di conseguenza importante anche economicamente.  Sulle strade  di montagna, in un  verso o nell’altro,  passava di tutto, il sale,il vino, l’olio,il grano, il legname, il carbone,  le castagne,i manufatti e quindi la funzione della strada era commerciale, ma non solo perché la strada aveva, fin dal Medioevo anche un’altra  funzione  monto importante, la funzione politica perché serviva come forma di controllo del territorio.

I valichi  di alta quota sul crinale del Pratomagno  che permettono le comunicazioni fra il Valdarno e il Casentino  sono gli stessi , oggi come allora; la differenza  è che allora , per arrivare ai valichi di crinale non esistevano percorsi fissi come  quelli odierni, ma una microviabilità molto importante per la montagna, che costituiva una rete  di comunicazioni capillari. Questa microviabilità che risaliva  spesso  al Medioevo quando non si avevano tante  pretese sulla efficienza, comodità e durata nel tempo dei tracciati, è in parte scomparsa  e sta scomparendo, non solo per motivi tecnici,ma perché non trova interesse nell’ opinione pubblica e per  il processo di privatizzazione e di chiusura di  aree montane . Nella società contemporanea non esistono alternative alla viabilità veloce, ma occorre per la salvaguardia di certe antiche strutture viarie una pianificazione pubblica  più  consona , pianificazione che potrebbe anche comportare insieme al lavoro del geologo, dell’ingegnere anche il lavoro dello  storico.

Il patrimonio viario-sentieristico ereditato dal passato, deve essere considerato soprattutto come un sistema, perché prodotto ed espressione di una organizzazione sociale, complessa per sua natura e articolata in un insieme di parti strettamente e inscindibilmente intrecciate fra loro. La viabilità storica è stata il luogo fisico di passaggio delle merci,  degli uomini e  di riflesso insieme agli uomini sono transitate anche  le idee e i pensieri. L’ antica viabilità della nostra montagna è stata di decisiva importanza sul piano economico e civile ed ha lasciato tracce significative dirette  come ponti, edifici religiosi, piccole maestà, ma labili all’interno del sistema perché con il conseguente venir meno dell’uso  del percorso  per perdita di importanza, è venuta meno la manutenzione e quindi l’abbandono e il rapido degrado. L’antica rete viaria medievale della nostra montagna può essere paragonata ad uno scenario in cui tutti i giochi erano aperti, in cui esisteva l’effimero ma si ponevano anche le basi per la futura percorribilità del  territorio.

Se noi focalizziamo il nostro interesse sul rilievo montuoso che da Est domina Loro Ciuffenna  e che  partendo  da  Sagona  comprende il Monte Pio m.748, Poggio Pescina m.851 e prosegue per  Poggio Sarna m.760, questi separa nettamente  il territorio di  Loro C. dalla pendice della montagna che parte dal crinale principale del Pratomagno e scendendo sulla pendice del Cavalmorto comprende in basso i paesi di Chiassaia, la Villa e Trevane.   Una serie di strade di montagna attraversavano questo rilievo secondario, strade che oggi sono poco più che sentieri, ma basta consultare il catasto lorenese del 1821 che vi troviamo  riportata e indicata la “strada  dell’Anciolina”, come pure “la  strada  di Chiassaia”, strade  di una certa dimensione e per lo più comunali  che  avevano una manutenzione continua, perche importanti e strategiche per le comunicazioni fra il capoluogo e  una parte delle frazioni montane.

D’altra parte la presenza di una badia (Badia di Sotto – Badia di Sant’Andrea) già esistente nell’sec. XI  e dipendente all’inizio dall’eremo di Gastra, poi dalla Abbazia di Santa Trintà in Alpe, infine vallombrosana,avvalora il concetto che tutta la zona doveva essere molto frequentata.  La Badia di Sotto o Badia di Sant’Andrea ci richiama alla storia-leggenda di Frate Forte, sul sentiero che porta in altura si trova invece Badia di Sopra oggi complesso rurale di cui non abbiamo nessuna notizia. Particolare curioso è che mentre la etimologia di  toponimi come Trevane e Sarna è chiaramente etrusca e quella di Chiassaia  potrebbe  derivare da un tipo di regimazione dell’acqua piovana  nei campi, strana invece è quella di Poggio Pescina  e Piano del Lago che si potrebbero riferire a situazioni particolari  fisiche e geografiche della zona . Per l’etmologia di Monte Pio non abbiamo nessun elemento indicativo, se non che ai piedi di questo monte vi erano alcuni luoghi religiosi come l’Abbazia di Sant’Andrea,  la Badia di sopra e il romitorio di Frate Forte che è stato individuato nella località oggi chiamata Casa Santo Forte. Per  La  Villa, frazione montana sopra a Chiassaia  è evidente che il toponimo deriva  dalla parola latina “villa”= casa di campagna; da notare che questo insediamento montano prese consistenza di paese quando intorno al 1855 vi si trasferirono diverse  famiglie dell’Anciolina in seguito alla forte epidemia di colera che interessò tutta la Toscana.

Ma se la “civiltà del castagno” è terminata da un pezzo, rimangono ancora molti i segni che hanno caratterizzato nel tempo questo  antico tipo di società,segni anche rilevanti ma di cui si è persa la connessione e quindi la possibilità di riconoscerli con evidenza in un sistema e in un periodo che ne rafforzi reciprocamente il ricordo e la memoria.  Fra i segni dell’uomo vi sono a pieno titolo gli antichi  ponti, piccoli e grandi, di mattoni o pietre, piatti o   a schiena d’asino tipici di una certa epoca e che hanno permesso le comunicazioni fra il fondovalle e la montagna.

Nella vecchia via comunale di Chiassaia,  venendo da Loro Ciuffenna e oltrepassato il crinale nei pressi di Monte Pio , percorrendo l’antica via di collegamento, si trova un grande   ponte in pietra che ancora oggi unisce le sponde del Fosso Cominale che poco dopo confluisce nel Borro del Cigno. Questo ponte è poco conosciuto e senza nome (sine nomine), però rappresenta una testimonianza  notevole  perché ereditata dal passato, un ponte importante  che ha promosso e reso facile il commercio  con il  passaggio di gente e animali e quindi  ha contribuito a umanizzare la già scomoda esistenza dei montanari. Non è molto antico, sicuramente una costruzione del  XIX, tutt’al più del XVIII sec. che sostituì un ponte più piccolo e molto più vecchio , forse una passerella in legno, i cui elementi poggianti in pietre  sono  ben visibili alcuni metri a monte  del ponte stesso. Dal ponte, l’attuale tratto di  strada per la Villa e Chiassaia che si innesta nel punto dove è il vecchio lavatoio,  è in parte ancora manutenzionato e mostra  in alcuni tratti il bellissimo antico selciato. 

Perdere questo ponte  per incuria e abbandono sarebbe un schiaffo morale a tutte quelle persone che con tenacia e attaccamento hanno vissuto e operato  nei secoli addietro nella nostra montagna.

 Foto e testo di Vannetto Vannini                                                                                                                                           

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